Eh già.. un anno è passato. Se chiudo gli occhi è ancora la notte del 14 Settembre 2017, quando abbiamo caricato la macchinina del nonno, unica con il portapacchi, e siamo partiti alla volta di Rimini, pieni di paure, dubbi ma anche con la meraviglia nel cuore per essere stati in grado di prendere una decisione così difficile, lasciare la nostra gabbia e volare fuori in cerca di chissà che cibo o quale riparo misterioso.
E così si parte! Mi ricordo che una volta in macchina abbiamo smesso di chiacchierare, ognuno assorto nei propri pensieri.. Ma tant’è, ormai è fatta e non ci si può più voltare indietro.
Arriviamo a Rimini in mattinata, parcheggiamo di fronte alla Darsena e raggiungiamo Gentilina a piedi. Cominciamo a scaricare borse dalla macchina ed a trasferirle in barca. Una volta finito il trasbordo si va subito al supermercato per riempire la cambusa. E poi la sofferta decisione di non fare rotta sulla Sardegna ma di andare a Porto Levante (…e mai decisione fu migliore di questa ultima).
La notte non dormii nemmeno un secondo. Il caldo, i pensieri, una vera e propria sofferenza. Ma non posso dire che sia stato un brutto momento, anzi, potevo sentire il grande cambiamento arrivare per la prima volta. La mattina successiva dopo un bacio alla mia bella si mollano gli ormeggi e via…
Questo è stato l’inizio del nostro viaggio.
Cosa è successo in un anno?
Personalmente mi sono accorto che circa l’80% di ciò che ho imparato in tutta la mia vita non è servito praticamente a nulla. Ho dovuto reinventarmi ed imparare giornalmente a muovermi in questo nuovo ambiente marino, fatto di acqua e vento, ma anche di motori, cavi, cime e vele.
Gentilina è stata ed è un’amate gelosa, e si impara veramente un pò di tutto, non roba che potrebbe servire in teoria, solo roba che serve veramente.
Abbiamo preso bonacce, tempeste da 70 nodi, abbiamo preso onde di 5 metri, abbiamo strappato vele, rotto attrezzature, incrinato metalli. Abbiamo fatto errori madornali. In poche parole ho imparato a fidarmi della mia barca. E’ solida, è una barca a tutta prova, ed è quasi trenta anni che è in mare. Mi considero un audace, e la fortuna aiuta gli audaci.
E soprattutto ho imparato a fidarmi di Marina, che oltre ad essere mamma e fidanzata, sta diventando una marinaia ardita. Insomma, è una femmina con la F maiuscola. In situazioni al limite decidiamo cosa fare in un istante e poi solo azione. Abbiamo passato momenti magici al tramonto insieme e momenti terribili sferzati dal vento e dall’acqua.
Lo stesso posso dire per i ragazzi, il nostro equipaggio. Valerio è cresciuto più un anno in barca che cinque a Novara. Sa cosa fare e come farlo al momento giusto. E’ un ragazzo che conosce cose che in città sono impossibili da imparare.
Leilani ha praticamente passato metà della sua vita cosciente sulla barca. Basta dire che dopo l’ultima tempesta, noi bagnati e distrutti, salta fuori dalla camera (dopo aver visto la testa d’albero di Gentilina a due metri dall’acqua…) e con la sua vocina ci guarda e dice “Mamma, ho fame. Quando si mangia?” 🙂
I nostri gatti sono vivi e sono più contenti dell’appartamento di prima. Pacho è diventato un gattone esploratore e Vicky protegge la sua Gentilina dagli altri animali.
Ho imparato a stare sul chi vive per più di due mesi di fila alla fonda, ascoltando la voce del mare, della barca, del vento e dell’ancora.
Abbiamo fatto quasi 4.000 chilometri in barca, più di 2.000 miglia nautiche che non sono tante, ma abbiamo potuto assaporare culture millenarie uniche, quella Italiana e quella Greca, in attesa di muoverci in altri luoghi pronti per essere esplorati. Siamo stati in isole deserte, in città, in spiagge e sotto scogliere. E tutto questo movimento assume una sfumatura magica dopo un pò. Muoversi con il vento, con gli elementi naturali è come ballare sulle note di una musica misteriosa ma allo stesso tempo eccitante. Sapere di essere in grado di danzare in tutte le condizioni è il nostro premio, l’esperienza fine a se stessa.
Nella mia testa intanto..
Ho scoperto che non ho grandi necessità, solo grandi desideri e poco tempo per compiere tutto ciò che mi sono prefisso di fare prima di morire.
Di cosa hai bisogno realmente una volta che sei seduto in spiaggia, sulla riva del mare a contemplare quanto sei uguale a tutto il resto dell’Universo?
Ho scoperto che se svegliandoti decidi che la giornata sarà una bel giorno per vivere essa sarà proprio così e se invece penserai che quel giorno non valga la pena viverlo sarà ancora così. Siamo causativi.
Ho immaginato che la salvezza del mondo passi attraverso la preservazione di ciò che ci circonda, che la Natura è sempre stata li per noi e così deve continuare ad essere, ma noi uomini da quell’orecchio siamo ancora sordi nonostante la Terra, esattamente come una madre amorevole, continui a darci molto più di ciò di cui abbiamo realmente bisogno…
In questo momento stiamo tornando in Italia, dove faremo alcuni lavori di manutenzione a Gentilina, e poi proseguiremo per altre meravigliose avventure (…abbiamo un tesoro da cercare…)!
A proposito di Italia, devo dire che, a costo di cadere nel luogo comune dell’italiano medio all’estero, mi è mancata tanto la pizza rotonda (..ma ho imparato a farne una eccezionale al taglio a detta dei ragazzi e dei nostri ospiti) 🙂 Per il resto basta la propria famiglia.
Tanti ci chiedono come abbiamo fatto a mollare tutto e partire. La risposta e sempre la stessa; quando capisci che la tua vita è una allora il tuo cervello comincia a lavorare in una sola direzione, quella del benessere. Vuoi stare bene e vuoi che la tua famiglia stia bene. E ciò basta per decidere cosa vuoi fare, che sia partire o cambiare vita rimanendo nello stesso posto in cui sei ora.
Sono sicuramente figlio degli anni Ottanta. Da piccolo sognavo una vita da pilota di robot come Hiroshi, archeologo ed esploratore come Indiana Jones, tosto come Kurt Russel in Grosso guaio a Chinatown. Ma sono anche sicuramente figlio di film italiani che mostrano il viaggio come fuga, come Marrakech Express (“…sicuramente persi, cercando un posto che non sappiamo neanche che posto sia…”), Puerto Escondido (“…io fino a tre mesi fa facevo una vita normale, stavo inquadrato, in una società che ha delle regole, e rispettavo le regole: ero convinto che rispettando le regole ci fossero dei tornaconti, ci fosse una regia occulta che mi muovesse, che mi facesse diventar vecchio in un certo modo, con più saggezza.. con delle sicurezze…Invece non c’è un cazzo, divento vecchio come un imbecille.. questi si son pappati tutti i soldi miei..”), Mediterraneo (“….una vita è troppo poco, una vita sola non mi basta. Se conti bene non sono neanche tanti giorni…”).
Sono figlio delle avventure, dei prodigi, dei miracoli tecnologici, del Commodore 64, degli anni dello star bene.
Ad un anno di distanza da questa scelta radicale posso dire che la vita terrestre al momento non ci manca, ma anzi dopo aver assaporato la libertà ne vogliamo di più! Vogliamo più paesi, più viaggio, di più.
Siamo contenti di essere stati supportati dai nostri amici abituali e di aver creato tantissime nuove amicizie multiculturali.
Abbiamo detto e dobbiamo dire tantissimi grazie ma abbiamo anche ricevuto tantissimi prego, e questa è una cosa meravigliosa dello stare in giro. Le cose accadono, non c’è niente che si possa fare per non farle accadere. La nostra unica vita ha la particolarità di essere assolutamente misteriosa, ma prendere una direzione e non lasciarsi trasportare completamente dalla corrente chiarificherà tanti perchè che vagano nella testa.
Voglio chiudere questo nostro compleanno con una riflessione del mio, credo, film preferito, “Mr. Nobody”.
“…Che cosa c’era prima del Big Bang? Be’, vedete… non c’è nessun prima, perché prima del Big Bang il tempo non esisteva. Il tempo è solo il risultato dell’espansione dell’universo. Ma cosa succederà quando l’universo avrà smesso di espandersi e il movimento verrà invertito? Quale sarà la natura del tempo? Se la teoria delle stringhe è vera, l’universo possiede nove dimensioni spaziali e una dimensione temporale. Si può immaginare che al principio tutte le dimensioni fossero attorcigliate e che nel Big Bang tre dimensioni spaziali, che conosciamo come altezza, larghezza e profondità, e una dimensione temporale, siano state dispiegate. Le altre sei sono rimaste minuscole e si sono intrecciate. Ora, se viviamo in un universo di dimensioni intrecciate, come riusciamo a distinguere l’illusione dalla realtà? Il tempo, come lo conosciamo, è una dimensione avvertita solo in una direzione. E se una delle direzioni aggiunte non fosse spaziale, ma temporale? …Perché il fumo della sigaretta non torna mai nella sigaretta? Perché tutte le molecole si respingono? Perché una goccia di inchiostro non si riforma? Perché l’universo si muove verso la sua dissipazione. Questo è il principio dell’entropia. La tendenza dell’universo a evolversi verso uno stato di disordine crescente. Il principio dell’entropia è collegato alla freccia del tempo, il risultato dell’espansione dell’universo. E se le forza gravitazionali controbilanciassero le forze di espansione? O se l’energia del vuoto quantico fosse troppo debole? In quel momento, l’universo potrebbe avere una fase di contrazione: il Big Crunch. Cosa accadrà al tempo? Andrà al contrario? Non lo sa nessuno…”
Abbiamo solo teorie, nessuno sa nulla per certo, tranne le azioni che possiamo compiere nel qui ed ora! Buon Compleanno Valeila!